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Giugno 20, 2023– Il “tampone” o test molecolare. E’ il più affidabile per la rilevazione del virus, a oggi ritenuto il gold standard tra i test, l’unico che può fare la diagnosi. Il test molecolare o “tampone” viene eseguito su un campione prelevato nel tratto naso-faringeo, operazione effettuata esclusivamente da personale sanitario. E’ in grado di rilevare la presenza di frammenti di Rna virale (la firma genica del coronavirus) ma l’analisi, tramite real-time RT-PCR, richiede dalle due alle sei ore e può essere effettuata solo in laboratori altamente specializzati.
– Il “tampone rapido” o test antigenico. Anche in questo caso è necessario un prelievo con tampone, ma qui vengono cercate le componenti proteiche del virus. Ciò richiede molto meno tempo (circa 15 minuti) rispetto al tampone molecolare, ma l’affidabilità è minore, seppure ritenuta sufficiente per un primo screening. Potendoli eseguire anche sul luogo del prelievo, grazie a kit portatile, questi test hanno successo nelle situazioni in cui è richiesto uno screening rapido di molte persone, come nei porti e negli aeroporti.
Ma quanto sono affidabili i test rapidi antigenici?
In effetti, il problema maggiore dei test antigenici – più o meno rapidi – è che, seppur di pochissimo, sono meno affidabili (80-95%) del tampone molecolare, unico oggi a vantare una sensibilità del 98% e una specificità del 99%. Una minore affidabilità significa che il numero dei positivi rilevati dal test non coincide con quello dei realmente malati. In particolare: La minore sensibilità comporta un numero maggiore di falsi negativi, persone che hanno l’infezione ma che il test non individua come positive.
La minore specificità comporta invece un numero elevato di falsi positivi, persone indicate come infette ma che in realtà non lo sono.Questo significa che nello screening, per esempio, di una scuola di 200 alunni, su 100 scolari trovati positivi dal test antigenico, 5 saranno falsi positivi (sani che risultano malati) e altrettanti saranno falsi negativi (malati che risultano sani). Le conseguenze di questa imprecisione possono essere importanti, considerato che un solo infetto può dar vita a un focolaio.
Per la bassa specificità (falsi positivi) il problema è in parte aggirato sottoponendo al tampone molecolare chi è risultato positivo nello screening, in modo da validarne o meno il risultato: è la strategia applicata tra agosto e settembre scorsi dalla regione Lazio per lo screening dei passeggeri in arrivo negli aeroporti di Fiumicino e Ciampino, con circa 30 mila test rapidi che hanno permesso di intercettare un rilevante numero di contagiati.
Resta però il problema della bassa sensibilità: al test antigenico sfugge un numero di malati ben maggiore rispetto al tampone molecolare, persone che inconsapevolmente potrebbero infettarne altre. Quando il test è negativo, infatti, la prassi è quella di non procedere col tampone, sempre che non ci siano sintomi o altri indizi particolarmente sospetti.
Va da sé che i test antigenici sono uno strumento prezioso per lo screening di massa. Considerato anche che, grazie al basso costo e ai tempi rapidi di esecuzione, la loro minore affidabilità può essere in qualche modo compensata dalla possibilità di ripeterli dopo poco tempo o periodicamente su una persona o una determinata popolazione, per esempio, quella scolastica. Più veloci ed economici dei tamponi, i testi antigenici conservano però il problema del prelievo del campione, operazione che esige la presenza sul campo di personale sanitario. In più, il prelievo della mucosa nasale tramite una specie di cotton-fioc lungo 15 cm è una pratica piuttosto invasiva e fastidiosa per chi vi si sottopone, specie per i bambini, senza contare che espone al rischio di contagio gli stessi operatori.