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Giugno 20, 2023Farmaci rubati in Pakistan e rivenduti sotto nuove forme in Israele, passando per l’India e la Svizzera. Antidepressivi sottratti alla distribuzione ufficiale e messi in vendita on line. Acquirenti della Rete ancora poco consapevoli dei rischi. Se ne occupa il progetto Fakeshare dell’Aifa.
Le vie del crimine sono infinite. Un farmaco antiepatite C, Sovaldi, viene rubato in Pakistan, viene riconfezionato e trasformato in un altro antivirale contro l’Hcv, poi passa da falsi distributori in India e da qui viene spedito in Svizzera. Il giro si conclude in Israele dove viene venduto il medicinale. Compresse del tutto diverse dalle originali sono giunte alla destinazione finale senza subire alcun controllo.
Il caso, su cui è in corso un’indagine, è uno dei tanti esempi riportati durante la conferenza internazionale sul contrasto al crimine farmaceutico, promossa dal progetto Fakeshare II, coordinato dall’Aifa e co-finanziato dal Programma “Prevenzione e lotta contro la criminalità” della Commissione Europea, che si è svolta a Roma il 14 ottobre. Chi è incaricato di contrastare il fenomeno si trova oggi di fronte a uno scenario nuovo e in continua evoluzione.
«Recentemente ci siamo imbattuti in casistiche del tutto nuove – spiega Domenico Di Giorgio, Capo Area Vigilanza Post-marketing dell’Aifa – che hanno coinvolto tipologie di soggetti diversi e soprattutto un rete di distribuzione illegale dislocata in diversi Paesi. Questi episodi sottolineano il ruolo strategico fondamentale di un network internazionale che, grazie ad una stretta cooperazione anche pubblico-privato, possa portare a fattore comune un singolo segnale locale per disegnare un’intera mappa della criminalità farmaceutica su più ampia scala e affrontare questo fenomeno con approcci condivisi ed efficaci».
Dati positivi per l’Italia
Più incoraggianti sono invece i numeri dei furti di farmaci in Italia soprattutto negli ospedali, in diminuzione dal 2013. Nessun caso nel 2016. Si sono ridotti anche i furti di camion contenenti farmaci: dal 20 per cento del 2013 al 3 per cento nel 2015. Al risultato positivo ha contribuito la costituzione di un database sui furti dei medicinali che al momento censisce quasi la metà dei farmaci autorizzati in Italia per un controllo serrato della loro tracciabilità. L’iniziativa è nata dalla collaborazione tra Aifa con Farmindustria, Asoram, Assogenerici, Ministero della Salute e il Comando dei Carabinieri per la Tutela della Salute (Nas).
Ma gli episodi del passato recente spingono a non abbassare la guardia. A ricordarlo è stata Diana Russo, Sostituto Procuratore della Repubblica di Napoli Nord che si era occupata dell’Operazione Pharmalab: a giugno del 2014 un’associazione per delinquere specializzata nella ricettazione di farmaci nel napoletano gestiva il traffico di 60 mila farmaci per un valore di 800 mila euro.
Paese che vai…
La sfida è rivolta alle agenzie regolatorie di tutto il mondo. Ma non le armi da sfoderare contro il crimine variano da caso a caso. Solitamente, ha spiegato Manuel Ibarra Lorente dell’ Agencia Española de Medicamentos y Productos Sanitarios (Aemps), la criminalità si inserisce là dove le domande per i prodotti farmaceutici restano insoddisfatte. «Nei paesi con sistemi regolatori maturi e una buona copertura sanitaria – dice Ibarra – la presenza di medicinali falsi nella catena di distribuzione legale è rara ma non impossibile». Passando nell’ambito dell’illegalità invece la presenza di prodotti falsificati è piuttosto frequente e il commercio avviene per lo più via internet.
Ogni Paese ha i suoi problemi da risolvere. Il Portogallo, per esempio, non ha ancora regole certe contro il crimine della falsificazione e il commercio illegale dei farmaci. Nel Regno Unito, invece, a tenere impegnata la Medicines & Healthcare products Regulatory Agency (Mhra) ultimamente è il traffico di benzodiazepine e ipnotici. I farmaci vengono sottratti dalla distribuzione legale e riproposti al mercato nero per venire spacciati per strada o venduti su internet.
Il mercato on line
Prodotti per perdere peso, per curare l’influenza e per smettere di fumare. Sono questi i medicinali più richiesti su Internet secondo l’indagine condotta all’interno del progetto Fakeshare 2 sulle abitudini della popolazione del Regno Unito, Spagna, Italia e Portogallo. I risultati sono stati illustrati alla conferenza di Roma da Claudio Barbaranelli, della Università “Sapienza”. La ricerca ha raccolto i dati ricavati da mille persone per ogni paese tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016.
Il 26 per cento degli intervistati italiani ha dichiarato di avere acquistato medicinali on line (il dato corrisponde al 6-7% della popolazione italiana). Un dato molto superiore agli spagnoli (9%). All’interno di tutte le attività di e-commerce in generale, la proporzione dei medicinali varia dal 4 per cento della Spagna al 18 per cento del Regno Unito.
A interessare i consumatori sono, come abbiamo detto, le cure dimagranti, gli antinfluenzali e le terapie cha aiutano a liberarsi della schiavitù delle sigarette. Gli italiani e gli inglesi hanno acquistato prodotti per la disfunzione erettile in percentuale maggiore rispetto a spagnoli e portoghesi. I social network non sono i principali fornitori: si rivolgono a Facebook solo l’1 per cento degli spagnoli e il 3,5 per cento degli italiani.
L’indagine è stata condotta con un duplice scopo: fotografare le abitudini dei consumatori e sondare la loro predisposizione all’acquisto on line per il futuro.
Ebbene non sembra che il campione coinvolto nell’indagine abbia intenzione di svaligiare le scorte di farmaci della Rete: solo il 6 per cento dei Portoghesi e il 13 per cento degli italiani pensano di potersi rivolgere in futuro alle farmacie virtuali.
Sebbene sia diffusa la conoscenza della possibilità di acquistare farmaci sul web, concludono i ricercatori, non si ha percezione delle iniziative informative in proposito, suggerendo quindi di promuovere maggiori attività di comunicazione sul tema degli acquisti di medicinali on line.