Farmacie e territorio: le farmacie saranno costrette a seguire l’esempio di banche e piccole strutture commerciali?
Agosto 20, 2023Il Farmacista rurale. Ricordi delle vacanze a Ripatransone
Agosto 20, 2023Le cause alla base dell’insorgenza del diabete mellito di tipo 2 vanno generalmente ricercate in fattori ereditari.
Attraverso studi approfonditi si è evidenziato che esiste un fattore di trasmissione ereditario, non ancora ben chiarito, che espone alcune popolazioni o addirittura alcune famiglie a tale patologia.
All’ereditarietà si affiancano, però, aspetti caratteristici della persona quali:
Una dieta ricchi di zuccheri, l’obesità, la vita sedentaria, lo stress l’età.
Patologie concomitanti che aggravano il sistema cardiovascolare sono:
L’ipertensione, il colesterolo HDL (minore o uguale a 35 mg/dl) e l’ipertrigliceridemia.
La persona affetta da diabete di tipo 2 è quindi generalmente una persona della seconda o terza età, con un peso superiore a quello ideale, spesso con parenti di primo grado diabetici, ma come sappiamo bene, in alcune circostanze si può sviluppare anche da giovani, in alcuni casi addirittura prima dell’età adolescenziale (fece scalpore il caso di un bimbo di 18 mesi a cui venne diagnosticato il diabete di tipo 2).
La terapia farmacologica non è sufficiente, se non affiancata a una corretta alimentazione e all’attività fisica per tenere sotto controllo questa patologia.
L’alimentazione è però sottoposta a condizionamenti culturali, alla stagionalità ed a scelte e gusti individuali, oltre a “Ritmi circadiani” che differenziano l’assorbimento degli alimenti.
Com’è orma noto nelle 24 ore (circa) il nostro organismo produce un’alternanza di ormoni, che provocano il risveglio, lo stimolo della fame, il rilassamento ed il sonno e che producono come conseguenza un diverso assorbimento degli alimenti nelle 24 ore. Le proteine, ad esempio sono più “necessarie ad ora di pranzo, per affrontare con più energia il pomeriggio (stimolano la produzione di adrenalina), mentre la sera il consumo di carboidrati aiuta un sonno più rilassato (stimolando l’insulina, che è il nostro ormone spazzino del cibo trasportato nel sangue).
Per la stessa ragione i carboidrati si evitano la sera se si è a dieta, per evitare l’accumulo di sostanze alimentari, trasformate in grasso corporeo (in tal modo si dormirà peggio ma si ingrasserà di meno … non si può avere tutto dalla vita).
Continuando a seguire un ragionamento “circadiano” l’unico momento in cui sarebbe consentito utilizzare gli zuccheri è la mattina a colazione. In effetti è in tale momento che siamo abituati a consumare qualche biscotto, o pane e marmellata o per gli amanti del bar cappuccino e cornetto. La ragione è semplice, con tutta la giornata di lavoro davanti è in questo momento che si ha bisogno di energia da bruciare prontamente.
Se si è diabetici, però, bisogna ragionare in maniera diversa ed i recenti studi sperimentali ce lo confermano.
“Passare da una colazione a base di farina d’avena, pane tostato e frutta a un pasto a basso contenuto di carboidrati e più ricco di proteine e grassi, come uova con pancetta e formaggio, potrebbe aiutare le persone con diabete di tipo 2 a gestire meglio i livelli di zuccheri nel sangue nel corso della giornata. A sostenerlo, sull’American Journal of Clinical Nutrition, è un team dell’University of British Columbia Okanagan, guidato da Barbara Oliveira.”
“Non si parla di una revisione completa della dieta – spiega Oliveira -. Una delle tante complicanze per i diabetici è un rapido o elevato aumento dei livelli di glucosio nel sangue dopo un pasto. La nostra ricerca indica che un pasto a basso contenuto di carboidrati, al mattino, aiuta a controllare la glicemia durante il giorno e a limitare gli sbalzi iperglicemici”.
“Lo studio è durato 12 settimane e ha coinvolto 121 partecipanti divisi in due gruppi: al primo è stato consigliato di consumare una colazione a basso contenuto di carboidrati, circa 8 grammi, insieme a 25 grammi di proteine e a 37 grammi di grassi, al secondo di fare una colazione con 56 grammi di carboidrati, 20 grammi di proteine e 15 grammi di grassi.
Entrambe le opzioni fornivano 450 calorie. I partecipanti avevano una varietà di scelte e mandavano una foto della colazione, che veniva poi esaminata da un dietista.
All’inizio e alla fine dello studio sono stati misurati peso e circonferenza vita e per tutto il periodo di studio sono stati valutati i livelli di glucosio e i livelli di emoglobina glicata. Dall’analisi è emerso che – mentre non emergevano differenze significative, tra i due gruppi, a livello di peso, indice di massa corporea o circonferenza vita – chi assumeva pochi carboidrati a colazione mostrava una riduzione dei livelli di zuccheri nel sangue.
La variabilità glicemica, ovvero le oscillazioni dei picchi, era significativamente inferiore tra i diabetici che assumevano bassi quantitativi di carboidrati a colazione.
Infine, questo gruppo tendeva a mangiare meno carboidrati durante il resto della giornata, suggerendo l’ipotesi che una colazione con più grassi e proteine potrebbe avere un impatto sulle abitudini alimentari quotidiane.”
Dott. Tito Piccioni
Commissione Scientifica MondoFarmacia