Covid e la tempesta di Citochine
Giugno 20, 2023Aids, Sars, Aviaria … in attesa della Peste del III Millennio!
Giugno 20, 2023Le tante problematiche che hanno caratterizzato l’attuale fase pandemica hanno evidenziato, ancora di più rispetto al passato, la carenza di un’efficiente medicina del territorio, concausa secondo molti esperti, dell’esplosione dei contagi in alcune zone e Regioni del Nostro Paese. In tale contesto si sarebbe potuto inserire, a ragione, la farmacia che nelle situazioni più difficili dell’emergenza sanitaria ha rappresentato e tuttora rappresenta spesso l’unico presidio sanitario di più facile accesso per la popolazione. Una farmacia, è bene ribadirlo con la necessaria energia, spesso lasciata completamente sola dalle Istituzioni e dalle organizzazioni di categoria ad affrontare problematiche enormi e sconosciute (pensiamo solo alla vicenda mascherine nelle prime fasi della pandemia) che però è in grado di dimostrare che soprattutto nelle situazioni più gravi può e deve rappresentare, per ubicazione, professionalità ed ampiezza di orari, il riferimento sul territorio di una collettività che sicuramente uscirà assai mutata dall’emergenza Covid.
In tale ambito abbiamo assistito ad un notevole dinamismo da parte delle nostre organizzazioni di categoria volto soprattutto a privilegiare la cosiddetta farmacia dei servizi seguendo anche l’esempio di alcuni Paesi europei. Ci sarebbe piaciuta analoga attenzione nei confronti dei farmaci innovativi, di cui il farmacista territoriale purtroppo non conosce quasi l’esistenza, che in una fase come questa potevano essere dispensati in distribuzione per conto o in convenzionata evitando ulteriori disagi, soprattutto alla parte più fragile della popolazione e cioè anziani e malati cronici.
Per quanto riguarda i cosiddetti servizi in questa fase pandemica due sono le attività in cui organizzazioni di categoria e media hanno evidenziato il possibile ruolo della farmacia sul territorio: le vaccinazioni e gli esami atti ad individuare se un soggetto è venuto a contatto con il virus o per diagnosticarne la possibile presenza. In entrambi i casi, pur con le dovute differenze, appare fondamentale e oramai improcrastinabile la valutazione di un nuovo percorso formativo che deve essere necessariamente validato ed autorizzato dalle autorità sanitarie. Se infatti siamo tutti consapevoli che la nostra professione evolve sia nel settore del farmaco che in quello dei servizi e siamo altrettanto consapevoli che nonostante i numerosi tentativi eseguiti negli anni passati l’aggiornamento del corso di laurea è cosa assai difficile e complessa appare ovvio che se vogliamo adeguare la farmacia alle nuove realtà dobbiamo costruire, necessariamente in collaborazione con le Università, un percorso formativo integrativo che, in attesa di un sempre auspicato aggiornamento della macchina accademica, consenta al farmacista di svolgere le nuove attività.
Ed è questa a mio avviso la strada da seguire nel prossimo futuro: l’alternativa è il “fai da te” tanto pericoloso quanto deleterio per il futuro della professione.