Curcuma Longa: perché è scomparsa dal mercato e perché sarebbe utile consigliarla oggi
Giugno 20, 2023Il peso della Pandemia sulla gestione delle malattie croniche come il diabete
Giugno 20, 2023La professione del farmacista vive un grande momento di difficoltà. La pandemia ha indubbiamente accentuato in maniera esponenziale problematiche già importanti che stanno rendendo questa professione sempre più stressante, faticosa, onerosa e burocratica. Tutti noi amiamo questo lavoro ma la vita quotidiana è sempre più complessa, ogni giorno ci confrontiamo con nuove difficoltà che spesso poco hanno a che fare con la nostra professione. Credo che nessuno possa pensare di ritornare alla farmacia di trenta o quaranta anni fa perché tutto cambia ed anche le professioni evolvono e la farmacia fa parte di questo processo: ne dobbiamo essere consapevoli.
Tuttavia è necessario reagire, trovare nuovi stimoli, nuove energie in grado di contrastare i fenomeni negativi: la fiducia della collettività nei confronti della propria farmacia è sempre molto elevata e questa è la nostra più grande gratificazione perché, oggi come ieri, la farmacia rappresenta il punto di riferimento della gente, il presidio sanitario sul territorio a cui rivolgersi immediatamente per cercare anche solo un aiuto o un consiglio. Purtroppo, oggi ancora più di ieri, stessa cosa non si può affermare per le Istituzioni: per la politica e per le autorità siamo uno sportello sempre aperto al pubblico ma nulla di più, da utilizzare sempre più spesso, gratuitamente o a costi molto contenuti, per ottenere consenso o risolvere problematiche. Ne è un esempio evidente la pandemia: non ci permettono di fare una medicazione in farmacia ma ci consentono di inoculare il vaccino. Perché? La motivazione credo sia semplice: in una situazione di grande emergenza sanitaria ed economica il nostro Paese, come tanti altri nel mondo, si trova in grande difficoltà e cerca di utilizzare tutte le risorse disponibili anche quelle che fino a ieri non aveva mai considerato. Servono tanti punti vaccinali, il maggior numero possibile? Ecco pronto il farmacista vaccinatore: costa poco (assai meno del medico), si assume volentieri rischi ed incombenze ed è disponibile a trasformare la propria farmacia, all’interno o all’esterno, in un moderno hub per vaccinare. Alcuni colleghi la definiscono una “svolta epocale”. Mi auguro che sia così, per la nostra professione, ma sono assai dubbioso. Questi provvedimenti, come quello dei tamponi, pratica che non condivido ma contro cui non ho nulla anche perché molti farmacisti la stanno intraprendendo con entusiasmo e professionalità, sono attività figlie della pandemia.
La farmacia necessita, invece, di iniziative strutturali promosse da un sindacato forte, desideroso e convinto di confrontarsi con la propria base, perché solo dal confronto tra colleghi possono nascere iniziative in grado di modificare una deriva professionale ed economica che appare inarrestabile. Abbiamo necessità di riportare il farmaco in farmacia perché continuiamo in un declino oramai inarrestabile a dispensare generici e vecchie molecole ed anche in questa di pandemia, con tutte le difficoltà dei pazienti a raggiungere ASL e ospedali, la distribuzione diretta aumenta sempre di più, togliendo risorse economiche e professionali alla farmacia. Costituisce ultimo esempio di questa deriva commerciale e professionale il probabile passaggio nella Regione Lazio dei presidi per diabetici dalla convenzionata alla DPC. Non è soltanto un aggravio economico con una drastica diminuzione degli utili in un contesto già molto difficile come quello attuale e non è soltanto un aggravio lavorativo in quanto l’assistito dovrà recarsi in farmacia due volte (come sempre accade per la DPC) ma rappresenta ulteriore dimostrazione di una situazione inarrestabile che i nostri rappresentanti non riescono a limitare.
La farmacia deve anche necessariamente evolversi in un mondo esterno che si muove velocemente, a volte anche più rapidamente dei nostri progetti futuri ma non ha scapito del nostro ruolo e della nostra funzione. Non può essere uno scambio accettabile quello tra i servizi commerciali e la farmacia legata al farmaco bensì un’integrazione. Abbiamo bisogno di una farmacia dei servizi legata soprattutto al farmaco con attività come il fascicolo sanitario elettronico, la pharmaceutical care con l’aderenza alla terapia, la telemedicina e poi certamente anche le nuove iniziative, i nuovi servizi, che però devono essere valutati ed analizzati in un contesto generale perché solo se la farmacia sarà in grado di utilizzare la sua qualità più importante, e cioè la capillarità, potrà ottenere i risultati economici e professionali importanti. Le farmacie non sono e non saranno mai tutte uguali ma dobbiamo essere capaci di utilizzare la diversità per favorire l’immagine della categoria aprendoci all’esterno, alle nuove iniziative con spirito di gruppo e non per creare steccati e divisioni tra colleghi.
Siamo fiduciosi: in quasi ottocento anni di storia la farmacia ha vissuto momenti difficili, ha subito attacchi e spesso si è trovata sull’orlo di un precipizio. Ma proprio quando sembrava dovesse scomparire, relegata ad un ruolo insignificante nella società, si è sempre rialzata con rinnovato vigore. Non ci hanno distrutto principi e monarchi, eretici e belligeranti, guerre e pandemie: supereremo anche queste avversità.